Università degli studi di Roma
La Sapienza
OSSERVATORIO NAZIONALE MOBBING

HOME    MOBBING    PUBBLICAZIONI    ARTICOLI    CONVEGNI E SEMINARI    CONSULENZE    RICERCA    LINK

 

Indice

Esprimi la tua opinione


UOMINI LIBERI

Domandiamoci cosa vuol dire essere uomini liberi. Uomini liberi, in un determinismo da regime, come quello dell'attuale mondo occidentale, tecnocratico e rivolto alla considerazione dei problemi politici ed economici, spostando l'uomo ai margini della realtà, vuol dire adeguarsi al condizionamento naturale operato dalla storia. I fatti che stiamo vivendo lo testimoniano con molta chiarezza: prendiamo in esame uno di questi fatti. La comunicazione ha reso possibile la presa di coscienza universale della condizione dell'uomo, spesso ingiusta ed immorale. Ciò è stato possibile grazie alla globalizzazione che, nata per esigenze capitalistiche di mercato, non si è resa conto che apriva le porte dei suoi privilegi ai popoli economicamente e civilmente meno sviluppati e sfruttati. S'è verificata così una richiesta di umane considerazioni dove, fino ad allora, imperavano la fame, la patologia e i più gravi problemi sociali, mancanza di libertà, repressione politica, regimi militari, pena di morte, carcere e così via. I "dannati della terra" hanno iniziato a rispondere con la violenza e con gli attentati, e dove non è stata possibile una ricomposizione dei problemi sono scoppiate guerre, spesso catastrofiche e di sterminio. I mali dell'occidente, comunque, nascono e crescono nell'occidente stesso: la crisi strutturale dell'economia, dopo lunghi anni di guerra fredda, ha spinto l'America verso scelte sconsiderate e male interpretate. Dal Vietnam all'Iraq: non si è rasa conto che le sue erano e sono guerre perdenti perchè non affrontano i problemi dell'uomo, ma li esasperano con fini che nulla hanno a che vedere con gli interessi dei popoli. Per esempio, ha utilizzato Saddam Husseim per realizzare i suoi obbiettivi in politica petrolifera, ma quando poi l'ha tolto dalla scena  politica ha privato quell'angolo del mondo islamico di una figura di equilibrio storico. S'è data, come si suol dire, la zappa sui piedi, e l'attentato ambiguo dell'11 settembre lo dimostra: anche qui ci sarebbe da fare una riflessione sull'iniziale rapporto di amicizia tra la famiglia Bush e la tribù di Bin Laden. Ma arriviamo ai nostri giorni: l'invasione pacifica del nostro paese, con l'arrivo incontenibile di migliaia di profughi dai paesi del Nord Africa, senza dimenticare quelli provenienti dalla Cina e dai paesi asiatici o dall'India. Si verifica un mescolamento razziale e culturale (che potremmo considerare quasi fisiologico per il momento storico che stiamo vivendo), ma non trascurabile per la concentrazione inquietante di una cultura islamica integralista, rigida e conservativa, la quale tenta di mettere in discussione la nostra cultura e la sua naturale conservazione. La vicenda vissuta dal Papa Benedetto XVI, in seguito al commento da Lui fatto nei confronti della violenza nelle religioni, è quanto meno un segnale di  grave situazione geo-politica che vuole cambiare l'attuale rapporto di forza tra i vari continenti e tra le differenti civiltà. Da una parte abbiamo gli USA preoccupati per gli scacchi storici subiti in seguito a scelte strategiche sbagliate (e scellerate) e dall'altra l'Europa emergente che impensierisce il capitalismo americano per il suo crescente consolidamento politico ed economico che guarda, come espansione naturale, verso l'Asia, la Cina e il Giappone. L'obiettivo dell'America è quindi quello di destabilizzare, quanto più sia possibile, questa iniziativa. All'interno di tale disputa economica e politica s'inserisce il problema del Medio Oriente, aggressivo e rivendicativo e la falsa politica (filo-americana) di Israele, che rivendica i suoi diritti servendosi dell'equivoco storico e dell'olocausto, causando massacri e squilibri storici ed umani. Il nostro paese (l'Italia) è diventato un porto per i così detti extracomunitari. Il mio non è un discorso xenofobo, anzi va incontro ai diritti e alla dignità di questi popoli, perchè nasce dal rispetto dell'uomo, sotto ogni latitudine, e dalla necessità di conservare la cultura, come garanzia della conservazione della specie (fine assoluto di tutta l'umanità). Il rischio di trovarci davanti ad una prossima esplosione bellica (generalizzata) nel bacino del Mediterraneo e ad un'implosione sul territorio nazionale, certamente determinata dall'Islam o dai Cinesi (che molto hanno investito economicamente -e non è vero che questo ha avvantaggiato la nostra economia perchè la ricchezza finanziaria, che ci hanno versato in cambio, era già stata recuperata all'interno della nostra economia, con l'aggravante che la loro "anarchia" economica ha messo in crisi il nostro mondo del lavoro-) è grande. E' questo il momento di agire in politica, per non restare schiacciati dagli eventi storici futuri. E' necessario uno sbarramento ferreo nel Mediterraneo per arrestare le immigrazioni, senza temere i dictat di Gheddafi (o di altri), che in passato ha scacciato dalla Libia i nostri concittadini, non chiedendoci il permesso. Adesso temiamo pure le minacce dei musulmani che bruciano le nostre bandiere e sfidano il Papa, minacciandolo di morte. Per favore, non confondiamo la cultura e i valori con l'ignoranza e con la violenza. E non raccontiamoci che questo vuol dire attizzare il fuoco per uno scontro  tra civiltà: purtroppo ormai una grande guerra è impressa nel destino dell'uomo; sarà una guerra che segnerà la vera fine di un'era, quella del capitalismo logoro e decadente, per una nuova era che richiede un diverso assetto geo-politico e una diretta considerazione dell'uomo e del suo pianeta (la terra), con una più equa ripartizione delle risorse. La mia è un'analisi attenta, anche se inquietante, che può sembrare fantapolitica e lontana, ma su questi temi, appena abbozzati, vorrei che tutti gli uomini si pronunciassero perchè questo momento è uno dei più importanti momenti della storia dell'uomo e della sua conservazione in quanto specie.

 Esprimi la tua opinione

prof. Antonio Vento

21/09/06
 

 

Tel.06-49918107, cell. 338-7710372, e-mail : ventoa@hotmail.it - Istituto di Anatomia Umana, via Borelli n. 50
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale senza previa autorizzazione