Università degli studi di Roma La Sapienza |
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Abbiamo, in più occasioni, parlato di Mobbing Sociale, diverso certamente dal Mobbing Aziendale, ma solo nei principi e nella forma ; una sola cosa, invece, nel sentimento che li determina con la negazione del senso della vita, cioè l’assoluta mancanza di rispetto per l’uomo, che dietro ogni maschera è sempre lo stesso, figlio del creato, natura egli stesso, cittadino di questo mondo complesso e talvolta ingiusto, energia vitale. La famiglia è una piccola azienda di formazione per tutti i figli, che spesso devono sottostare a regole ingiuste di convivenza o di promiscuità; la scuola è una azienda più allargata, dove s’incontrano diverse esperienze e si mettono a fuoco le pulsioni degli adolescenti, che qualche volta sono frutto di bisogni oscuri e nascosti, che cercano una via di slatentizzazione; ogni forma di lavoro minorile rappresenta una azienda finalizzata allo sfruttamento e all’incanalamento dei ragazzi nel tunnel della devianza o dei comportamenti antisociali; la prostituzione ed ogni altra forma di sfruttamento della donna o del corpo umano rappresentano una azienda criminale di negazione della dignità umana. Potremmo ancora continuare. Un caso mi si offre in questi giorni, la violenza della vita carceraria, dove pure in mezzo al degrado e alla solitudine degli spiriti talvolta la creatività, espressione di sensibilità e di pentimento, si fa strada. Ho ricevuto da un detenuto del Carcere di Rebibbia una raccolta di racconti che toccano veramente il cuore, da cui si può evincere una maturità esistenziale e spirituale che meriterebbero spazi più sconfinati di una modesta stanza di un carcere. Ancor più mi rattrista una lettera, mandatami da un detenuto (disagiato psichico) del carcere di Secondigliano (Na), che si dichiara innocente, accompagnata da una sua poesia, che io trascrivo integralmente, senza alcun mio commento : ogni lettore ci rifletta sopra. UN GRIDO DI RIVOLTA Ho passato la mia vita
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