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IL SUD: PRIMA RIVENDICAZIONE, POI MODERAZIONE
 

E’ da 150 anni che il Mezzogiorno si trova incastrato tra un processo di impoverimento economico e una mancata unità d’Italia, che lo stesso Cavour, da tutti considerato il padre del pensiero liberale, ha imposto con la sua politica nordofila, condivisa dall’Inghilterra, che aveva finanziato la spedizione dei garibaldini da Quarto a Marsala. Lo scopo c’era: espropriare il Sud di tutte le sue risorse; basta accennare alle acciaierie di Mongiana e all’industria tessile, specie quelle adibite alla tessitura della seta. Ma non solo: i cittadini del Mezzogiorno, sempre più poveri e tagliati fuori dalla gestione politica ed economica del potere nazionale, furono costretti ad emigrare nel nord d’Italia e in altri continenti, trattati come bestie: era facile leggere sulle porte di alcuni stabili del nord, “non si affittano camere ai Calabresi”, considerati come degli appestati; eppure i garibaldini li avevano privati dei loro beni e del loro lavoro. Avevano appoggiato i latifondisti, negando ai poveri il diritto di coltivare la terra, per sopravvivere. Il Nord, appropriatosi delle risorse nazionali e del lavoro, innescò un processo di accumulo dei capitali, creati col plusvalore del lavoro degli emigrati, e mise su le banche, come principio di stabilità sociale. Negli anni cinquanta e sessanta la politica s’invento, per il Sud, la Cassa del Mezzogiorno che, a parte l’utilizzo elettorale operato da una Democrazia Cristiana che aveva puntato tutta la sua attenzione sociale al centro-nord del paese, tenendosi il Sud nel ruolo di un’economia improduttiva, utile soltanto alle loro personali esigenze. E’ ovvio che, in un siffatto clima sociale, dove povertà ed indigenza avevano affondato le radici, si sviluppò prima il brigantaggio, già esistente a partire dal Nord d’Italia, e poi si svilupparono le mafie, che usarono come strumento di riappropriazione dei beni, metodi  illegali e cruenti. I partiti e i vari governi, che si susseguirono negli anni, trovarono nelle mafie locali i loro forti punti di riferimento elettorale e di potere; basta citare il sanguinario governo Scelba che si servì del bandito Giuliano per massacrare i contadini che chiedevano, a Portella delle Ginestre, la terra da coltivare. Di questi esempi ce ne sono tanti, fino ai nostri giorni. Le cose non sono cambiate; è cambiata soltanto la destrezza del capitalismo, che vende i suoi prodotti soprattutto a chi non ha salario, distruggendolo con prestiti e mutui. Parliamoci chiaro: le leghe del nord, che si permettono tutti i giorni di offendere i cittadini del Sud, inventandosi strumentalmente la strategia di “Roma ladrona”, per un federalismo che tende ancor più a dividere il paese e a sfruttare ulteriormente il Mezzogiorno, col tentativo di colonizzarlo nel resto delle risorse, come il mare e il turismo, vanno fermate e ridimensionate. Non possono abusare col loro linguaggio, indicando i cittadini del Sud come parassiti che vivono di assistenzialismo! Facciamola finita, perché potrebbero nascere, da un simile atteggiamento, gravi conflitti sociali. Intanto mettiamo in chiaro una cosa: noi del Sud non chiediamo elemosine; siamo cittadini italiani e, come tali, abbiamo diritto alle stesse risorse che, fino ad oggi, sono state utilizzate a vantaggio del Nord: vogliamo più scuole e più università nel Mezzogiorno, con corsi di studio indirizzati alle risorse locali e alle richieste che provengono dai paesi del nord Africa e da tutta l’area del Mediterraneo, che consentono la creazione di numerosi posti di lavoro; vogliamo una riqualificazione radicale della sanità, che ci consenta di essere curati a casa e a non dover versare i nostri soldi agli ospedali del centro-nord; Vogliamo anche noi, come il centro e come il nord, un canale televisivo nazionale; vogliamo lo sviluppo concreto del turismo, col risanamento delle coste e il ripopolamento ittico; vogliamo l’istituzione di un centro di ricerca scientifica, di portata europea, con l’intervento di scienziati nucleari, per ripulire il Mediterraneo  e le aree inquinate delle scorie radioattive che mafia e politica hanno seminato nell’ultimo trentennio, causando la crescita esponenziale di patologie oncologiche. Quindi prima RIVENDICARE e per questo serve un movimento di base, strettamente controllato dai cittadini. Dobbiamo smettere di ripetere continuamente che i mali del Sud sono dovuti alle mafie e pensare che solo con l’espropriazione dei beni si possa uscire dai bisogni e dall’indigenza. Le mafie, e in particolare la ‘ndrangheta in Calabria, sono come la gramigna, più tenti di estirparla e più ricresce, perché sotto c’è la linfa dei bisogni e della disoccupazione, c’è l’abbandono sociale della gente e la solitudine dei giovani, c’è la povertà e ci sono le droghe come negative risorse e false speranze. Dobbiamo iniziare ad usare un giudizio diverso di fronte a questi problemi, più positivo e più propositivo. Non serve elargire giudizi lombrosiani, che intravedono i mali del Sud in presunti cromosomi delinquenziali, non servono per cambiare le cose. Tutt’al più possono servire a singoli personaggi che il sistema strumentalizza e utilizza: non è questione di Gomorra (tra l’altro è una definizione impropria, perché è proprio nel Sud che non si dà tanto spazio all’omosessualità); Saviano si entusiasma a New York per la giovanile contestazione che rivendica “un salario minimo garantito” e dice ai giornalisti di voler portare questo slogan in Italia. Non sa però che questo slogan era già il programma politico di un gruppo di contestazione del sistema politico e sociale, Potere Operaio, circa quarant’anni fa. Forse non era ancora nato o era solo un poppante, ma allora s’informasse meglio. Questo è un esempio che dimostra che il cambiamento della politica deve passare non per una questione di età o di sesso, bensì di cultura storica ed umana, autentica, con personaggi che non sono stati corrotti dalla politica e che siano eletti dal popolo. Prendere posizione netta, in politica, può inizialmente causare impopolarità, ma poi, riflettendoci sopra, le cose si chiariscono. Per esempio, anche il fatto che le donne rivendichino il 50% di tutte le cariche è un fatto strumentale e culturalmente povero: in un sistema elettorale democratico, in un paese dove il numero delle donne supera di molto quello dei maschi è ridicolo prestabilire le cose e gli eventi; lasciamolo decidere a chi vota, leggendo i nomi di tutti i candidati (femmine e maschi) che si vogliono cimentare nelle diverse competizioni politiche ed amministrative. Facciamola però finita con gli stipendi alti e con tutti gli altri privilegi che, fino ad ora, la politica ha garantito agli eletti. La politica si deve fare come missione sociale, non per appropriarsi di immeritati privilegi. Detto questo, il movimento del Sud, dalla RIVENDICAZIONE può passare alla MODERAZIONE.

 Prof. Antonio Vento

20-11-11
 

 

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