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IL PARTITO DEL SUD. PERCHE’?
Miei
cari conterranei,
avrei voluto evitare di scrivere queste pagine perché ho timore di
essere mal compreso e forse anche strumentalizzato, ma la storia,
talvolta, esige delle prove personali, il cui obbiettivo è quello di
aprire gli occhi alla maggioranza, che stenta a capire le cose, anche se
paga quotidianamente il peso del suo non capire. Devo comunque dire che
il non capire della maggioranza dei cittadini non è il risultato di
mancanza d’intelligenza, bensì il frutto della speranza nella democrazia
e nella giustizia: diversamente sarebbe come non credere nelle
istituzioni ed accettare l’idea di una realtà costruita sulla pura
casualità. Invece non è così: ogni cosa è tale perché qualcuno o qualche
lobi vuole che sia così. Perciò se è umano sperare, non è altrettanto
umano essere illusi e raggirati. Dall’Unità d’Italia fino ai nostri
giorni il Paese non è mai riuscito a raggiungere una sua unità di vedute
e di interessi e si è lasciato corrompere ed utilizzare dalla politica,
a suo piacimento. Abbiamo quindi avuto sempre un nord, un centro ed un
sud, con culture separate, con economie diverse e con risorse diverse.
Ognuna delle tre parti ha sempre agito come se fosse uno stato dentro lo
stato, con aspirazioni diverse e con vere e proprie conflittualità
sociali. La politica dei grandi partiti, nel dopoguerra, ha saputo,
nonostante le diverse strategie di potere, mantenere e garantire un
lungo periodo di equilibrio storico, basato sul principio che governare
è il vero obbiettivo della politica, non la democrazia, né tanto meno il
raggiungimento di una condizione di vita che ponesse al centro di tutti
i diversi interessi, dall’economia alla cultura, dalla scienza alla
giustizia, dal lavoro alla dignità, l’uomo e la sua vita. Le cose non
sono cambiate dopo tangentopoli e dopo l’avvento dell’Europa Unita, che
doveva rappresentare un passo in avanti rispetto alla politica
statalista. Noi, italiani, siamo entrati nel federalismo europeo,
portandoci dietro tutte le nostre vecchie patologie sociali, anzi con
ulteriori aggravamenti e con alcune cronicizzazioni. Ci siamo trovati di
fronte l’euro che ha agevolato gli speculatori, ma ha mortificato e
distrutto le frange più povere, specie nel sud del paese. I grandi
gruppi finanziari e le multinazionali sono usciti rafforzati da questa
speculazione e dalla strumentale politica di privatizzazione delle
grandi imprese, che hanno rinvigorito la finanza delle grandi potenze,
affossando i piccoli risparmiatori, la piccola e media impresa, i
pensionati e i disoccupati, crescenti sempre più di numero. La
globalizzazione ha finito di completare il grande dissesto economico,
sociale e politico. Su tale scenario, le banche e le crescenti
finanziarie, hanno avuto un ruolo primario nello sfruttamento salariale,
altamente speculativo con gli impietosi giochi di borsa, con la
diffusione irrazionale di mutui che non hanno tenuto conto delle risorse
delle famiglie, indotte alla disperazione e alla frantumazione, con la
cartolarizzazione e con le continue truffe fallimentari e speculative,
che hanno aperto voragini finanziarie nell’economia mondiale e hanno
addossato il peso dei guasti causati, a tutti i cittadini ai quali la
politica chiede sacrifici, senza più garanzie per i giovani che si
trovano ad affrontare un futuro di disoccupazione crescente e senza
prospettiva pensionistica o di qualsivoglia tutela sociale. Siamo
all’inizio di una nuova ondata speculativa, diretta dalle lobi
finanziarie delle grandi potenze, con il rilancio di una politica
assicurativa privata, che richiederà un maggiore indebitamento dei
cittadini, senza alcuna futura garanzia. E’ ovvio che a pagare il peso
dei guasti della storia saranno, come sempre, soprattutto i gruppi
sociali più deboli e meno tutelati: il sud d’Italia è uno di questi.
Abbiamo assistito, negli ultimi anni, ad un accanimento propagandistico,
operato anche dal governo, oltre cha dall’informazione diretta ed
indiretta, contro le quattro regioni del sud che sono passate alla
storia come regioni dove la malavita organizzata ha radicato la sua
presenza: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Senza volere entrare a
parlare delle cause storiche che hanno determinato le diverse situazioni
sociali di queste regioni, mi limito soltanto a far notare che i nostri
governi hanno utilizzato il tema dell’illegalità per non farsi carico
delle responsabilità sociali e politiche del paese, di fronte alle quali
avrebbero dovuto dichiarare lo stato d’impotenza. Abbiamo quindi visto
crescere una nuova generazione, specie nel sud, di scrittorucoli
antimafia, che hanno utilizzato le veline delle questure per chiedere
giustizia, senza considerare che una forma di giustizia non può esistere
se non si eliminano prima le cause delle ingiustizie. Si è fatta poi una
esagerata pubblicità sui sequestri patrimoniali dei gruppi di malavita
organizzata, affidando genericamente e senza un preciso programma
sociale tali patrimoni e senza che tali scelte abbiano modificato lo
scenario sociale e finanziario dei paesi interessati: vale per tutti
l’esempio di Rosarno, comune della provincia di Reggio Calabria, dove
circa duemila exstracomunitari si sono scontrati con l’ambiente locale e
tutta la stampa e le diverse emittenti televisive hanno focalizzato la
loro attenzione sullo sfruttamento di tali immigrati, senza però dire
che se il governo o le amministrazioni locali o le prefetture avessero
voluto dare a questi sventurati una sede dignitosa di domicilio,
avrebbero potuto utilizzare uno dei tanti villaggi sequestrati alla
‘ndrangheta. Non dimentichiamo inoltre che quando i nostri emigrati
andavano a cercare lavoro al nord, specie in Piemonte, si sentivano dire
“non si affittano letti ai calabresi” ed erano costretti a dormire e a
vivere come le bestie. Adesso la lega si arroga il ruolo del partito
della moralizzazione e del buon governo. La verità è che il ruolo dei
partiti e della politica, specialmente nel sud, hanno manifestato la
loro impotenza. Perciò la strada da percorrere è certamente un’altra: la
costituzione di un Organismo Politico del Sud, autonomo da ogni partito
dello schieramento politico del passato, partecipato direttamente dalle
persone capaci, cercate nelle specifiche regioni, evitando così che i
gruppi di potere, che rifiutano una riforma elettorale, per mantenere il
controllo della politica e quindi dell’economia, possano decidere sulla
scelta dei candidati. Abbiamo visto che i vari politici del sud, che
hanno agito senza autonomia, per mandato politico dei gruppi di governo,
non solo non hanno saputo interpretare le esigenze delle diverse
situazioni sociali, ma addirittura hanno peggiorato le cose, a favore
delle lobi centrali (vedi appalti e corruzione). Questa non è mafia?
Sono certo che se non ci sveglieremo in tempo, un nuovo oscurantismo
storico ci travolgerà e a pagare il prezzo per tutto questo saranno i
nostri figli. Non serve un federalismo regionale se prima non si supera
lo stadio che vede regioni di serie A e regioni di serie B, come non può
funzionare un federalismo europeo se prima non si supera la visione di
un’Europa a tre marce: Anglosassone-filoamericana, austro-asburgica e
francofila, ed infine l’Europa dei paesi del Mediterraneo e dell’est
europeo. E’ indispensabile organizzarci in un grande Organismo Politico
del Sud, perché soltanto così si possono rivendicare i diritti (che in
passato ci sono stati tolti), rigettando ogni strumentale forma di
criminalizzazione, che è comoda ed utile per azzittire le coscienze,
specie dove le coscienze sono fragili per lunga sofferenza, e per far
passare progetti che non migliorano la qualità della vita, ma servono
solo a rinvigorire il potere centrale di chi governa. Non ho voluto
addentrarmi in analisi specifiche perché credo che sia necessario un
massimo sforzo di semplificazione che tenga conto prima di tutto delle
possibili aggregazioni su una primaria esigenza, che è quella di
avvertire l’importanza di incontrarci e di dare il via ad un progetto di
risanamento della politica, che ora è agonizzante. Perciò invito tutti i
canali di informazione che leggeranno questo breve scritto di fare da
cassa di risonanza e, per qualsiasi esigenza di contatto diretto, si
mettano in comunicazione con me al numero 3387710372 o con la e-mail
ventoa@hotmail.it
Prof.
Antonio Vento
11-06-10
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