Università degli studi di Roma La Sapienza |
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Miei cari amici, ci conosciamo da anni per cose lette o subite, ma certamente dettate dal cuore e mai imposte dalla presunzione o dal potere. Purtroppo però la voglia di potere corrode gran parte delle coscienze e oscura, sempre più, il sentimento di equilibrio tra l’io e la realtà, cioè tra chi si fa carico del destino dell’uomo e del mondo e il prodotto di chi si ritiene responsabile di tale destino. Non si può continuare a dire che la responsabilità ricade sulla politica e sull’economia, come se queste fossero estranee all’uomo e alle sue decisioni. Ogni trasformazione storica, prima di diventare attualità esistenziale, è prodotto mentale della gente. Tutto ciò che si verifica sotto il cielo stellato è un prodotto dell’umanità. C’è una piccola (dis)umanità che impone il malessere e una grande umanità che rincorre l’essere e, purtroppo, subisce la storia. A governare oggi (come sempre, anche se in forme diverse, adeguate ai tempi) sono le banche e le lobby che ne traggono i vantaggi. I governi tecnici sono i lacchè del potere e gli oppositori non fanno altro che elemosinare parte della gestione del loro potere economico. Nessuno più si cura della gente che soffre o che muore di fame e di malattie: anche la fame e le malattie sono parte dei profitti; basta pensare alle grandi industrie farmaceutiche o agli enormi guadagni dei servizi sociali sulle catastrofi umane. Ci accingiamo all’evento elettorale che dovrebbe cambiare le cose, nel nostro paese. Intanto facciamo qualche riflessione su quanto ci lasciamo alle spalle prima di guardare in avanti. Il nostro paese è stato condannato alla distruzione ambientale dalla Francia e dalla Germania, destinandolo a processi produttivi fallimentari e tossici, come la chimica e la siderurgia, che hanno alterato l’ecosistema e non hanno rafforzato l’occupazione; dove invece il nostro naturale destino era l’agricoltura e il turismo, oltre che l’ingegno degli italiani. Per fare qualche esempio di scempio eco esistenziale basta citare il caso Ilva o lo smaltimento dei rifiuti. Abbiamo rifiutato il termovalorizzatore e dato in gestione i rifiuti alla mafia internazionale che fa arrivare questi rifiuti (pagando fior di quattrini) alla Germania e, attraverso questa, alla Cina, per ritrovarceli sul nostro mercato in prodotti ricavati dal riciclaggio di tali rifiuti. Abbiamo rifiutato le centrali nucleari e lasciato lo spazio alle centrali francesi a ridosso del nostro paese: è questa la sicurezza? Mangiamo ogni giorno prodotti alla diossina e facciamo finta di non saperlo: a chi frutta tutto questo? Ci rendiamo conto che i tumori hanno una crescita esponenziale? Ci scandalizza la Tav, ma cosa dire delle scorie radioattive che pullulano nel fondo dei nostri mari o sotto le verdi colline? Noi pensiamo che la prossima politica ci possa salvare? Saremmo illusi. Grillo è un bravo attore che recita la parte del contestatore sul palcoscenico allestito dagli americani. I giudici hanno scelto la politica (sfruttando il nome di Falcone e Borsellino, fingendosi loro collaboratori) perché con la politica si guadagna in potere e si costruiscono relazioni più estese. Monti e i tecnici, al servizio delle banche, hanno risparmiato alla chiesa l’imu e hanno fatto pagare questa tassa agli italiani per poi mandare gli introiti alla Germania per coprire i debiti pendenti: è facile governare con questi giochetti, sulla pelle dei cittadini, mentre la disoccupazione cresce, insieme con la povertà. Se non si hanno i soldi non si aiuta la produzione e quindi cresce l’inflazione e la recessione; il che avvantaggia il mercato cinese e la politica economica degli speculatori internazionali. Il fantasma di un’Europa Unita ormai non regge più il gioco di una politica anglo-americana. E’ arrivato il momento di stabilire chi fa veramente parte di questo progetto europeo: se gli inglesi non intendono integrarsi completamente in tale progetto si devono mettere da parte; non possono esserci disparità di ruoli o di funzioni. E’ il momento di passare da un’Europa speculativa dell’Euro a quella dell’unità politica e militare per garantire i cittadini della confederazione dalle crescenti minacce extraeuropee: il sequestro delle nostre barche nel Mediterraneo e in altri posti di navigazione internazionale o le mafie dei gruppi etnici ospitati, che affollano anche le nostre carceri. L’Italia deve rivendicare un rientro alle risorse d’origine, cioè l’agricoltura, il turismo e il medi in Italy. Il nostro mercato, soprattutto quello culturale e tecnologico nell’area del Mediterraneo, è il futuro dell’occupazione e della nostra economia per raggiungere un livello di produzione e di benessere che possa rendere possibile la ricerca e il rilancio delle imprese. Serve una diversa etica: non più quella della speculazione, delle banche e dei loro lacchè, ma quella della centralità dell’uomo. A tutti: Buon Anno. Prof. Antonio Vento
30-12-2012 |
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