Università degli studi di Roma
La Sapienza
OSSERVATORIO NAZIONALE MOBBING

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Indice

INTERVISTA MOBBING

1)     L’Osservatorio Nazionale Mobbing, di cui io sono il fondatore e il Presidente, è uno strumento di difesa della salute e dei diritti morali e materiali di cui tutti i soggetti che occupano un posto di lavoro (pubblico o privato) possono usufruire, per avere una consulenza che accerti la reale presenza di un disturbo da Mobbing, con le conformità giuridiche che il Diritto del Lavoro richiede, al fine di una tale classificazione giurisprudenziale. Iniziamo perciò col dire che si può parlare di Mobbing, come causa di un preciso protocollo clinico, di valore medico-legale, solo quando sussiste una pressione psicologica ambientale, con obiettivi vessatori il cui fine è quello di destabilizzare il ruolo del dipendente, con turbative psicologiche e morali, tendenti al licenziamento, attraverso un lungo percorso (almeno sei mesi) di attacchi e di frustrazioni indirizzati al mobbizzato da parte di un mobber che può essere uno dell’ambiente datoriale (Mobbing verticale) o più colleghi di lavoro (Mobbing orizzontale) che tendono crudelmente alla sua distruzione psicologica e a causargli vari disturbi organici, correlati allo stress e al disturbo di adattamento. Il dipendente perciò può rendersi conto di stare sotto tiro del mobber  quando registra uno stato di violenza psicologica continua, senza una precisa ragione, mediante il quale viene messa in discussione la sua moralità, il decoro e i valori, compresa la famiglia che spesso viene investita pesantemente e coinvolta in un atteggiamento giudicante verso la vittima, altamente repressivo fino all’instaurarsi  di quello stato di relazioni interpersonali, cupe e diffidenti, che costituisce il così detto “Secondo Mobbing”. Quando l’azione mobbizzante rientra in un preciso programma di ristrutturazione aziendale, il cui obiettivo è quello di licenziare i più deboli o i più scomodi dipendenti, per decisione della direzione dell’azienda, si parla di Bossing.  

2)     Sul finire degli anni ’80 Leymann, psicologo svedese, usava il termine Mobbing per descrivere uno stato di comunicazione ostile e quindi di violenza psicologica sistematica nei confronti dei soggetti più esposti e più deboli nell’ambiente di lavoro. Il termine però lo aveva già coniato l’etologo Konrad Lorenz, all’inizio degli anni ’70, per indicare comportamenti aggressivi all’interno di un gruppo della stessa specie (come gli uccelli) al fine della sopravvivenza. Il Mobbing comunque è un fenomeno che pur essendo stato utilizzato inizialmente per descrivere situazioni critiche nell’ambito del lavoro, ha sviluppato, nel tempo, per gli osservatori, nuove forme di interesse per le dinamiche vessatorie e psicologiche che si manifestavano in altri ambienti e in altre situazioni. Io sono stato il primo, in assoluto, a porre l’attenzione su quello che, fin dall’inizio e scontrandomi con l’opinione di tutti, ho definito “Mobbing Sociale”: famiglia, scuola, associazioni e così via. Ho posto poi lo sguardo su alcune particolari situazioni, dove la violenza psicologica e le frustrazioni morali sviluppavano particolari patologie, come nel lavoro minorile, nella prostituzione, nella scuola (bullismo) ecc. Ho raccolto i dati anamnestici riferiti a due casistiche che per la profondità della sintomatologia e per l’estensione sociale mi si presentavano con molta espressività clinica: la Sindrome da Cartolarizzazione  e i disturbi da debito ingiusto (anatocismo ecc.). Voglio ricordare che a Roma, in via Benedetto Croce, si è verificato un caso di suicidio a causa della Cartolarizzazione. I miei dati, in merito a tale fenomeno, furono pubblicati in riviste scientifiche importanti, in Inghilterra e in America.

3)     Le patologie da Mobbing costituiscono a mio avviso un ampio capitolo della medicina, specie in ambito psichiatrico. I sintomi più frequenti, oltre il disturbo di adattamento, sono l’ansia, la depressione, l’insonnia, una serie di disturbi psicosomatici, le patologie ipertensive e cardiovascolari, la gastrite, l’ulcera, la colite spastica, alcune forme di dermatosi e tremori nervosi. Questi i più accertati; poi si registrano disturbi del comportamento, psicosi, stato di isolamento e suicidi (in Svezia si sono verificati suicidi in misura del 20% rispetto al numero globale). Da noi mancano vere e proprie statistiche, anche perché ad occuparsi di Mobbing, che ha trovato difficoltà d’inserimento all’interno delle istituzioni, sono stati soprattutto gli psicologi che, come si può capire, non hanno l’impostazione di ricerca che hanno i medici. Lo stesso Ege arriva alla conclusione che di Mobbing si deve parlare solo in riferimento al Mobbing da lavoro, dimenticando però che il termine, con Lorenz, nasceva per indicare situazioni di conflitto all’interno della natura. Io credo che non è l’ambiente specifico a dare valore e significato al termine, ma le dinamiche interrelazionali che si sviluppano, in una situazione, tra l’ambiente e i soggetti  che definiscono e vivono tale situazione. Possiamo affermare che dove esiste il potere si vengono sempre a determinare rapporti conflittuali, dentro i quali una piccola parte cerca di dominare, con la violenza e con la sottomissione morale e storica, la maggioranza. Mi viene da ricordare la drammatica pagina di un racconto scritto da un romanziere dell’est che parla di un corvo dalle penne variopinte: viene scacciato e poi ucciso dagli altri corvi, tutti neri, perché diverso da loro. A mio avviso andrebbero incluse le patologie degenerative, come l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale e le neoplasie (anche se ancora non esistono ricerche strettamente correlate al fenomeno Mobbing).

4)     Certamente di Mobbing si può morire: finora comunque sono stati accertati solo i suicidi.

5)     Noi dell’Osservatorio Nazionale Mobbing-Bossing abbiamo coniato un test Mobbing 2VMI (che troverete nella prima pagina del sito) che renderà più facile la diagnosi di Mobbing. Invitiamo perciò tutti coloro che hanno problemi nel proprio ambiente di lavoro a compilare il test e inviarlo telematicamente attraverso lo stesso sito dell’Osservatorio. Per la prevenzione adottiamo una nostra terapia, la “Omeo Terapia Mobbing”, che è una terapia di gruppo, mediante la quale il soggetto prende coscienza di entrambi i ruoli, mobbizzato e mobber, evitando che si ripetano. Sono comunque utili tutti gli strumenti disponibili (sportelli Mobbing, telefono aiuto, corsi di formazione, test e documentazione clinica che stabilisca, all’atto di assunzione, lo stato di salute psicofisica del dipendente, per meglio definire e rafforzare il nesso di causalità che talvolta rende difficoltoso il giudizio).

6)     Il Italia non esiste una legge specifica sul Mobbing, anche se la nostra Costituzione, il Codice Civile (ricordiamo l’art. 2087 c.c.), la Risoluzione Europea del 2001  e gli articoli del C.P. che tutelano il lavoratore negli abusi di ufficio, nelle molestie e nella violenza sessuale, nello Stalking, nelle minacce, nelle offese, nell’ingiuria ecc. sono strumenti di difesa giurisprudenziale per tutti i lavoratori. Speriamo comunque che presto gli aspetti giuridici del fenomeno Mobbing vengano ben definiti e considerati come valido deterrente, oltre che per i danni morali e psicologici, anche per le conseguenze penali che il Mobbing produce (per esempio: suicidio e concetto di omicidio colposo).

7)     Quando un lavoratore si trova in uno stato di profonda frustrazione e di stress vissuti nel proprio ambiente di lavoro, che fanno pensare a disturbi da Mobbing, è necessario che si rivolga subito ad uno psichiatra che abbia competenza in materia di Mobbing (Osservatori, sportelli competenti, telefoni aiuto, possibilmente gestiti da esperti, ecc.). Non deve mai spaventarsi: è questo l’obiettivo del mobber. Deve sempre reagire.

8)     I Centri Mobbing qualificati dovrebbero essere estesi su tutto il territorio nazionale, nell’ambito dei presidi psichiatrici.

9)     Certamente rapporti frustranti e repressivi negli ambienti di lavoro ci sono sempre stati anche se, con l’avvento della tecnologia, i rapporti interpersonali tra lavoratori e tra questi e i dirigenti sono diventati sempre più sofisticati e difficili, avendo l’uomo un livello più marginale nei confronti del profitto, della tecnica e della storia, che prediligono il potere.

Prof. Antonio Vento

   13-02-12
 

 

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