Università degli studi di Roma La Sapienza |
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A distanza di alcuni mesi da cui noi abbiamo lanciato una voce di allarme per denunciare una crescente patologia, elaborata in un preciso protocollo sanitario, comunicato alla stampa, le cose, nel nostro paese, non sono cambiate per quanto riguarda il rapporto banche utenti, anche se abbiamo assistito allo scempio finanziario e morale degli istituti bancari, che hanno venduto la loro autonomia alla servitù ai partiti, di destra e di sinistra, senza curarsi dei danni, ancora più grandi, causati agli utenti ed ai risparmiatori italiani. E tutto questo in una fase di potenziale crescita aziendale, imposta dalla competitività internazionale della finanza e dalla globalizzazione dei mercati. Abbiamo assistito impassibili al fallimento di tante piccole attività per eccessivi tassi o per anatocismo, quando non ci sono stati di mezzo vere e proprie organizzazioni di strozzinaggio, mentre venivano alla luce abusive appropriazioni del denaro dei risparmiatori e dei piccoli e medi investitori finanziari. Tutto questo è immorale se si pensa che, a parte il danno materiale subito, molti di questi soggetti sono stati attanagliati da stress, con ansia e depressione e qualche volta anche da elaborazioni autolesionistiche. Per non parlare poi dei disagi famigliari e dei disturbi socio-affettivi e traslativi. Ma la cosa che ci lascia esterrefatti è il fatto di notare che la “giustizia” è fondamentalmente sensibile e attenta verso quei cittadini e verso quei professionisti che, casualmente o per semplice errore di valutazione dei diritti e dei doveri, sono sottoposti a giudizi, che diventano pesanti e talvolta insostenibili psicologicamente, con conseguenze disastrose per la salute e per l’ambiente, per aver violato qualche regola amministrativa. E’ invece opinione comune che i grandi polveroni, nati con gli scandali economici o politici, finiscono sempre in una bolla di sapone. E la storia eternamente continua. Bisogna cambiare, iniziando dalla politica, che deve appropriarsi dell’etica e del sentimento di giustizia, abbandonando l’arroganza del potere e dei personali privilegi. Basta con le distinzioni, falsamente dialettiche! “In medio stat virtus”.
Prof. Antonio Vento |
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