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CRIMINOLOGIA: CASO VARESE, LA DONNA DALLE MANI MOZZATE

Come al solito gli inquirenti e i cosiddetti “esperti”, di fronte ad un fatto criminoso che si discosta dal normale classico omicidio, hanno dimostrato di avere  le idee confuse, elaborando teorie fantasiose, che non contengono alcun nesso concreto con l’accaduto: sette sataniche, squilibrati rapinatori, serial killer e, alla fine, davanti all’impotenza, il “folle”. La società ricorre sempre alla follia,  quando non sa darsi una ragione delle vicende inquietanti ed ha bisogno di rassicurarsi per non tremare di fronte al dubbio. La “follia” è stata sempre il catalizzatore della paura e della fragilità delle coscienze inquiete, che non hanno voluto mai dichiarare il loro profondo sentimento di impotenza.
Veniamo ai fatti: una donna  anziana esce fuori dalla sua villetta per depositare la spazzatura differenziata negli appositi contenitori. Probabilmente qualcuno l’avvicina ed entra con lei in casa, essendo, verosimilmente, conosciuto dalla donna. Viene quindi uccisa in maniera eclatante, quasi simbolica, e poi le vengono recise entrambe le mani, con taglio netto e pertanto premeditato e ben organizzato. Quest’atto è un monito, un preciso messaggio, per i sopravvissuti, per quella famiglia e quell’ambiente. Ma cosa possono rappresentare, metaforicamente, le mani?  Sappiamo che servono per prendere e per dare. L’autore di questo delitto potrebbe aver voluto inviare un messaggio chiaro agli altri, avendo dato in precedenza qualcosa alla donna, che ha preso, ma non ha restituito. Per esempio, uno strozzino (o cravattaro) avrebbe potuto, precedentemente, aver prestato del denaro alla donna, la quale non avrebbe poi avuto la possibilità di restituirlo. Si sa che questi strozzini sono delle figure spietate, che difendono il loro ruolo seminando la paura: una mancata restituzione potrebbe spingere altri, che stanno nelle stesse condizioni, a non pagare. Questo soprattutto quando il cravattaro è una persona di origine mediorientale (o forse albanese),  abituati a punire il furto col taglio della mano. Nella fattispecie, la mancata restituzione del prestito, con i dovuti interessi, ha spinto il criminale a tagliare entrambe le mani, come monito agli altri, parenti o amici: forse varrebbe la pena indagare  sulle condizioni finanziarie della donna e, soprattutto, dei parenti. La donna avrebbe potuto chiedere un prestito per aiutarli, ma non l’avrebbero poi ricambiata per la restituzione, lasciandola in preda alla violenza criminale.

 Il Criminologo 

08-11-2009

 

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